Nadine Gordimer, “l’africana bianca”, nasce il 20 novembre 1923 a Springs, nei pressi di Johannesburg, da genitori ebrei emigrati dall’Europa. Nel 1937 pubblica sulla pagina per ragazzi del Sunday Express, il suo primo racconto The Quest for Seen Gold. Nel 1945 si iscrive all’Università del Witwatersrand dove però non consegue alcun attestato. Qui conosce musicisti, giornalisti e scrittori neri e ha modo di vedere da vicino le barriere esistenti fra studenti bianchi e neri. Nel 1949 pubblica la prima raccolta di racconti e nel 1952 le sue opere cominciano a diffondersi a livello internazionale, nel 1953 il suo primo romanzo The Lying Days esce a Londra e a New York. Viaggia in Africa, America e Europa ed è chiamata a tenere corsi presso alcune prestigiose Università. Le sue opere, racconti, romanzi, saggi, le valgono premi e riconoscimenti in Sudafrica, negli USA, in Europa. In Italia le vengono assegnati il Premio Grinzane Cavour nel 1985 e nel 2007, il Premio Malaparte e, nel 2002, il Premio Primo Levi, “per l’impegno militante di scrittrice”. Nel 1991 è stata insignita del Premio Nobel. I libri scritti prima del 1994, A World of Strangers (1958), The Late Bourgeois World (1966), The Conservationist (1974), Burger's Daughter (1979), July’s People (1981), spesso colpiti in patria dalla censura, hanno attratto l’attenzione internazionale sul problema dell’apartheid. Dopo il 1994, la sua scrittura si rivolge a temi quali le coppie miste, l'omosessualità e l'ecologia. Per raccogliere fondi nella campagna contro l’HIV coordina un gruppo di prestigiosi scrittori nella stesura di un'antologia che viene pubblicata nel 2004 con il titolo Telling Tales. Muore il 13 luglio 2014 a Johannesburg.

(a cura di Camilla Capecchi)


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